di Elena Nascimbene

E’ un fatto strano che mi capita sempre più frequentemente quando vado al cinema. Non che si possa parlare di una casistica, anche perché il mio andare al cinema non è poi così sistematico.

Un grande piacere, un godimento della mente e del cuore che mi regalo quando posso. Anche la scelta del film è talvolta legata al caso, alla richiesta di un’amica, a un ritaglio di tempo in una settimana che corre veloce, troppo veloce. Ma questo è il destino di molti.

Bene. Da un po’ di tempo a questa parte capita questo, che terminato il film, quando si accendono le luci, vengo interpellata da altri spettatori per un breve commento.

Dimenticavo di dire che vado al cinema prevalentemente di pomeriggio e prevalentemente al primo spettacolo: un incanto. Poca gente e un senso di intimità.

L’episodio più recente è di qualche giorno fa. Vado a vedere il film di Polanski “Quello che non so di lei”.

La trama non la racconto, perché il film ha una bella suspense. Dico solo che è l’incontro di due donne, una scrittrice affermata e una giovane donna anche lei scrittrice, ma di autobiografie per conto di altri. Tra le due nasce un rapporto intenso, seduttivo, rischioso. Non dico altro.

Si accendono le luci e tra i pochi spettatori si inizia a commentare spontaneamente, a partire da una domanda di una signora: “ma la protagonista ha incontrato veramente l’altra donna o tutto è il frutto della sua immaginazione di scrittrice?”

 

Domanda perturbante, che conferma come il cinema esplori in modo potente i luoghi dell’immaginario. Sarei rimasta a chiacchierare ancora un po’, ma penso che questi momenti possano ripetersi presto anche grazie a Ciak si sogna!, il progetto di questo blog.

Categorie: Narrazioni

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