di Cristina Mantis*

Personalmente, quando mi viene un’ispirazione, è sempre una sorta di sogno-trance, in cui si entra e si esce, generalmente quando qualcosa di esterno la interrompe, o quando questa condizione si esaurisce spontaneamente. Io poi faccio molti sogni ad occhi aperti, come tutti credo. Quelli più interessanti sono generalmente nei primi momenti del risveglio, ma anche la sera, a notte fonda, prima di chiudere gli occhi, quindi sempre in prossimità del sonno… di quel tempo altro, così tanto ancora sottovalutato, in cui si svolge buona parte della nostra vita. Credo sia ancora tutto da sondare, in particolar modo tra gli artisti, il rapporto tra sogno e ispirazione, non solo dell’ispirazione proveniente da un sogno, ma come il sogno, diciamo “vigile”, determini la creazione delle opere, anche di quelle che vanno poi ad incidere sulla realtà, con l’intento in qualche modo, di contribuire a modificarla.

Redemption Song 

La creazione di Redemption Song, ad esempio, appartiene ad una visione. E’ vero che parte da un triste fatto reale, che coinvolge anche il pensiero di Aboubacar Cissoko, il protagonista africano che sentiva fortemente di andare in Africa a sensibilizzare la sua gente sui rischi dell’emigrazione, ma tutto il discorso della Redemption è nato in me sulla scia del pensiero della schiavitù passata, di quella contemporanea, sia fisica che mentale. Provo a spiegarmi. Dopo aver praticato un po’ alcuni paesi africani e aver chiesto cosa davvero spinge molti giovani a partire con quei rischi e in quelle condizioni, ho capito che, nella formulazione individuale e collettiva del “sogno” che spinge i più ad abbandonare tutto e partire, c’entra un’assoggettamento mentale, come spesso accade fra vittime e carnefici. Un condizionamento talmente potente che ha per forza radici lontane, tale da creare un miraggio così assoluto, e poco importa se il sogno che li muove corrisponda al vero o meno. Sintonizzandomi su quest’argomento in un momento mattutino, diciamo visionario, è come se si fosse accesa una luce, come se avessi compreso che secoli di schiavitù hanno inciso profondamente sugli africani e sui loro discendenti, che in qualche modo hanno finito col piegarli in se stessi, se fosse possibile anche alterandone il DNA ( e non credo a quei tempi i poveri schiavi potessero contare sull’aiuto della psicoterapia…). Ma questa decolonizzazione dello sguardo deve essere ugualmente un obiettivo per noi qui nel mondo occidentale, una sorta di pratica chirurgica nel nostro DNA per estirpare il senso di superiorità e quindi la discriminazione, che ci chiude la mente e che non consente un vero incontro con l’altro.

           

Ed è per questi motivi che ho preso in prestito dall’immenso Bob Marley il titolo di una sua celebre canzone, in cui è lui il primo a spiegare alla sua gente ” liberiamoci della schiavitù mentale, se vogliamo essere davvero liberi”. E’ per questo che, con il coinvolgimento e il  confronto di migranti e rifugiati africani, ho realizzato Redemption Song, per poter parlare, in un successivo tour africano nei villaggi e nelle periferie, di emancipazione interna, di riscatto individuale e collettivo, cercando di andare alle radici di quello che, a mio avviso, è una parte consistente del problema, con la segreta speranza che questa visione, in qualche modo e da qualche parte incida sulla realtà.
Ne ho fatto partecipe le ONG di Link2007, che ne hanno sposato l’idea e ora, ottenuto un finanziamento dal Fondo Africa, siamo prossimi a partire per la campagna di sensibilizzazione (http://www.onuitalia.com/2017/10/26/migrazioni-consapevoli-italia-approva-fondo-per-progetto-redemption-song/). Una campagna dove da parte mia, di Cissoko, delle ONG viene sottolineato l’assoluto convincimento che non solo le migrazioni siano sempre esistite, ma che siano alla base della ricchezza e bellezza del mondo, e che la libertà di movimento costituisca un diritto inalienabile di qualunque essere umano, che non è l’altro da noi, il nostro nemico, ma uno come noi.
Nell’attesa di questo “chiarimento interno” in cui i diritti umani sono per ciechi interessi messi in discussione, tutti devono poter usufruire almeno al diritto ad una corretta informazione, che renda consapevoli degli alti rischi dell’intraprendere il viaggio. Nel farlo è richiesta la reciprocità e quindi la sollecitazione che li spinga in patria a chiedere a gran voce ai propri governanti che favoriscano stabilità e occupazione, e che influenzino le politiche europee affinché con quelle africane trovino soluzioni che favoriscano un’emigrazione sicura, che possa configurarsi come scambio e incontro naturale fra i popoli di questo mondo.

           

 

Il segreto di Hamida

Di recente, ho fatto poi  un’esperienza cinematografica che coinvolgeva la psicoanalisi e da cui è nato il cortometraggio “Il segreto di Hamida”.
L’idea di realizzare il corto è delle terapeute del laboratorio Dun – Onlus, dove si fa anche psicoanalisi gratuita ai migranti. Una di loro, Barbara Massimilla, mi ha inviato un file audio, in cui ho punto ascoltare le parole di una donna venuta in Italia dal Bangladesh da bambina. L’ispirazione per il corto è giunta velocissima,  la mattina seguente svegliandomi, ho visto il film nella mente, nell’ispirazione giungevano una dopo l’altra le sue concatenazioni drammaturgiche, che ci hanno consentito di fare poi insieme delle riflessioni e di scrivere il corto.

   

 Il segreto di Hamida è la storia di una bambina del Bangladesh appena immigrata in Italia e del suo senso di estraniamento e solitudine a contatto con la sua nuova classe italiana. Le viene in aiuto una lumachina che l’ispira a cercare una strategia sorprendente ed inusuale, per integrarsi senza sacrificare la sua identità.
Ad un certo punto nel filmato, ad Hamida, la bambina protagonista, seduta sul suo letto, parte il ricordo dei momenti di gioco con le sue amiche in Bangladesh, un ricordo immerso in un’atmosfera sognante, così vivo che sembra reale. Andando a rivedere il corto, non penso che ci sia differenza d’intensità tra ciò che lei vive nel suo presente e quello che vive nel ricordo. La realizzazione del cortometraggio è stata molto interessante,  un bel gioco di squadra dove tutte le altre terapeute hanno partecipato attivamente, anche ricoprendo mansioni prettamente cinematografiche, una di loro ha interpretato la maestra, un’altra la sartina, un’altra ha curato l’organizzazione.
Mi è piaciuta molto e mi piace l’idea di coinvolgere altre professionalità nel mestiere del cinema. L’incontro tra cinema e psicoanalisi poi ti permette di sondare sentieri dell’animo sempre nuovi e sorprendenti.

 

 Una proposta e forse il ‘sogno’ di un documentario…

Per tornare a questo blog “Ciak si sogna!”, credo che potrebbe essere interessante coinvolgere gli artisti, di cui si dice spesso che siano “fuori della realtà”, con “la testa tra le nuvole”, non chiarendo mai quale sia quel “mondo altro” rispetto a quello in cui normalmente si vive. Io credo che esista, ma qual è questo mondo?
Sarebbe interessante fare interviste in merito, e il discorso potrebbe essere esteso oltre che ai registi, di fiction e non fiction, anche agli sceneggiatori, ai musicisti, ai parolieri, agli scrittori, ai pittori, agli scultori, agli architetti, agli scenografi, agli attori, un po’ a tutti quegli artisti, ma probabilmente anche a filosofi, scienziati, che con le loro opere/creazioni offrono una visione originale, innovativa, potente.

A tal proposito mi viene da pensare che un giorno magari si potrebbe anche realizzare insieme un documentario a partire da questo, coinvolgendo  alcune personalità creatrici, la cui ispirazione ha un forte rapporto con la dimensione del sogno e quindi dell’inconscio…entrando così nel loro mondo immaginifico… Credo potrebbe nascerne un filmato che prospetta un altro mondo possibile, lontano dalle aberrazioni da cui siamo circondati. Un mondo appunto suggerito dagli artisti, che risollevi l’anima verso l’armonia, a sfiorare la poesia… lo immagino denso di atmosfere rarefatte, di suggestioni, di rimandi, capace d’incidere fortemente sull’animo dello spettatore.

*Cristina Mantis

Attrice e regista di teatro e cinema.

Diplomata alla Scuola Internazionale di Teatro diretta da Emmanuel Gallot Lavallée e alla Fattoria dello Spettacolo, inizia la carriera teatrale nel C.T.M.(Centro Teatrale Meridionale), con Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro. Seguono anni di perfezionamento nel teatro sperimentale e d’impegno sociale in cui darà voce ai personaggi femminili più disparati. Nel 2002 si avvicina alla regia in un viaggio tra i senza dimora della capitale durato diversi anni e realizzando Il carnevale di Dolores, vincitore del Tekfestival 2008 come miglior documentario italiano. Durante questo lungo periodo ha continuato a fare l’attrice sia in teatro che in alcune produzioni di cinema indipendente, tra cui “La vera leggenda di Tony Vilar”, di Giuseppe Gagliardi. Ha avviato una collaborazione con il teatro Ateneo dell’Università La Sapienza di Roma, creando per gli studenti il laboratorio di recitazione “Il personaggio come Persona” concernente una rivisitazione personale del metodo, e mettendo poi in scena Infrarossi, in occasione dei festeggiamenti dei 700 anni dell’Università La Sapienza. Ha girato alcuni video­‐clip e il corto Stadio Filadelfia  tra I corti vincitori del progetto “I luoghi del cuore” del FAI, Fondo Ambiente Italiano. Nel 2010 gira il docufilm Magna Istria, un viaggio in Istria alla ricerca di una ricetta introvabile, che diventa un “giro” nella sua storia controversa, segnata irrimediabilmente dai dolorosi accadimenti dell’esodo e delle foibe. Nel 2015 realizza Redemption Song, documentario sulla tematica migratoria, vincitore del Riconoscimento Rai Cinema nell’ambito della prima edizione del Festival internazionale del documentario “Visioni dal mondo”, Milano, 2015.

REGIA

2017  “Assalamalekoum”, videoclip di Moustapha Mbengue

2017 “Amoul solo” videoclip di Ismaila Mbaye

2016 “Tafabambojo”,  “Yayou Niama”, “Roy ci mam cheickh” videoclips di Moustapha Mbengue

2015 “Redemption Song”

2012  “ SDDSP- Società Dalmata di storia Patria”, documentario

2012  “ Lily Salvo – La struttura dei sogni”, video-arte prodotto da Andres Neumann

2011 “Il pranzo di Natale” a cura di Antonietta de Lillo, docufilm a regia collettiva

2010 “Magna Istria”, scritto con Francesca Angeleri. Documentario 75’ – produzione Route 1, distribuito dalla PFA Film, Sony Home Video e Feltrinelli. Vincitore miglior Documentario Ephizephiry International Film Festival. In concorso al Trieste Film Festival‐Alpe Adria, a Sulmona Cinema, al Festival della Cultura di Bergamo, evento speciale per i 150 anni dell’Unita d’Italia al Museo del Cinema di Torino.

2010 “Stadio Filadelfia”, cortometraggio selezionato dal FAI, tra i dieci progetti vincitori de“I luoghi del cuore”, presentato al Milano Film Festival

2008 “Il carnevale di Dolores”, documentario 75’ ‐ Produzione Rio Film. Vincitore del Tekfestival come migliore documentario Italiano – Vincitore NINO D’ORO 2010 (Premio Nino Manfredi)

2006 “Bestiario” videoclip dei Nasodoble

2005 “Lipari” videoclip di Angelo Merlino

2004 “Infrarossi” Teatro Ateneo – Roma

2004 “La Stiva dei Ricordi” Teatro Italia (CS)

 

Link

 Redemption Song, Italia,  2015, ‘70

https://www.youtube.com/watch?v=iQoHm53AfhM

http://www.lastampa.it/2016/07/05/multimedia/italia/speciali/cosmopolitaly/dobbiamo-decolonizzare-il-nostro-sguardo-24o7OKGiarkeG65tEpTuFN/pagina.html

http://www.raicinema.rai.it/dl/RaiCinema/site/News/ContentItem-c723231a-9ddf-4d53-8be9-7a946e39f711.html

https://www.agi.it/rubriche/africa/africa_redemption_song_documentario_per_riscattare_continente-951788/news/2016-07-19/

http://www.movimentofilm.it/archivio-film/film/166

https://www.facebook.com/redemptionsongdoc/

Il segreto di Hamida, Italia, 2017, ’11

http://www.dunonlus.com/portfolio/il-segreto-di-hamida-s-cambiamo-il-mondo/

http://www.daviddidonatello.it/concorso/schedaunicacorto.php?idfilm=8854

https://www.facebook.com/The-Secret-of-Hamida-283264385507811/

Categorie: Sogni d'Autore

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